La Noonomia di Sergey Bodrunov: una risposta globale alle sfide del nostro tempo

Di Sergio Bellucci

Presentato il 5 maggio 2025, presso la prestigiosa sede italiana dell’University for Peace
UN, il libro di Sergej Bodrunov Noonomia. Alla presenza del Magnifico Rettore Prof.
Francisco Rojas Aravena e di prestigiosi studiosi internazionali, il dibattito ha coinvolto
anche università nel mondo attraverso un collegamento in diretta.

Le trasformazioni in atto: verso una società ad alta intensità di conoscenza
Il concetto di “noonomia”, elaborato e articolato da Sergey Bodrunov nella sua opera
Noonomia (Sandro Teti Editore, 2025), rappresenta una svolta teorica e culturale nel
pensiero economico contemporaneo. Non si tratta solo di un nuovo modello teorico, ma di
un’autentica proposta di rifondazione dei paradigmi fondamentali su cui si basano
economia, produzione, conoscenza e organizzazione sociale. Bodrunov, Presidente
“dell’Istituto S.Ju. Vitte per il nuovo sviluppo industriale”, propone una visione sistemica
che supera tanto le ideologie liberiste quanto i modelli produttivistici del socialismo
industriale novecentesco. Questa proposta potrebbe sembrare come rinnovamento dell’ipotesi novecentesca che fosse necessario intraprendere una “terza via” e che ha assunto, nelle varie fasi post
guerra mondiale, varie forme e tendenze, da quella maggiormente trasformatrici dei
modelli socio-economici degli anni ’60-’70 del secolo scorso a quelle di matrice blairiana
dell’inizio di secolo, tutte continuiste e che ipotizzavano un ruolo centrale rinnovato della
finanza e della globalizzazione. In realtà, i processi di innovazione tecnologica digitale di
questi ultimi decenni hanno prodotto, in un crescendo esponenziale, un vero e proprio
salto qualitativo nelle dinamiche produttive ed economiche. Il salto è rappresentato,
plasticamente, dal ruolo nuovo dell’informazione, dei dati, nei cicli produttivi. Queste novità
furono riconosciute, definitivamente, dall’assegnazione del Premio Nobel dell’Economia a
Paul Romer nel 2018. La maggioranza degli opinion leader e dei decision maker,
soprattutto in Europa, sembrano ignorare le grandi trasformazioni che questo
cambiamento comporta, condannando le loro economie e i loro paesi ad un ruolo
subalterno nei nuovi processi “L’economia non è più solo un sistema di produzione materiale, ma un sistema di relazioni che si fonda sulla conoscenza e sulla cultura”, afferma Bodrunov, ponendo le basi per
comprendere il passaggio da un’economia centrata sulla produzione di beni tangibili a una
determinata dalla capacità di generare, diffondere e applicare conoscenze in maniera efficace e socialmente significativa. Questo cambiamento epocale non è solo il risultato di
una mutazione tecnologica, ma anche di una trasformazione culturale profonda nei
bisogni, nei valori e nelle finalità dell’agire umano.
La transizione a cui Bodrunov si riferisce è innescata da quella che definisce il sesto
assetto tecnologico: un insieme integrato di innovazioni che comprende biotecnologie,
nanotecnologie, tecnologie informatiche e digitali, robotica e intelligenza artificiale. Queste
tecnologie non solo modificano i mezzi di produzione, ma influiscono direttamente sulle
forme della vita quotidiana, sul rapporto tra individuo e collettività, sulla definizione stessa
dei bisogni umani. Nel suo testo, l’autore prende le distanze sia dalle nostalgie della reindustrializzazione sia dagli entusiasmi per una società postindustriale che si illude di poter vivere solo di servizi.
“La produzione materiale non è scomparsa: si è trasformata in una produzione ad alta
intensità di conoscenza”, scrive, sottolineando che il vero progresso consiste nel
superamento delle contraddizioni sistemiche dell’economia capitalistica più che nella sua
negazione retorica. Bodrunov riprende, in modo originale, il pensiero di economisti come
Galbraith e Schumpeter, spingendosi oltre nella comprensione del ruolo sistemico della
cultura, dell’educazione e della razionalità collettiva come nuove forze produttive.

I pericoli della transizione: crisi ecologica, alienazione e disuguaglianze
Come ogni transizione epocale, anche quella in corso presenta rischi considerevoli.
Bodrunov delinea uno scenario duplice, un “bivio di civiltà” che mette l’umanità davanti alla
necessità di scegliere tra un’accelerazione cieca, tecnocratica e disumanizzante e un
percorso alternativo incentrato sulla consapevolezza, la sostenibilità e la valorizzazione
dell’uomo.
Uno dei pericoli maggiori è rappresentato dalla crisi ecologica. “La tecnosfera ha superato
i limiti di compatibilità con la biosfera”, ammonisce Bodrunov, evidenziando come il
modello di sviluppo attuale, fondato sulla massimizzazione del profitto e sull’espansione
illimitata dei consumi, stia minando la stabilità ecologica del pianeta. La crescita
economica, se non regolata da criteri di giustizia e compatibilità ambientale, diventa una
forza distruttiva, tanto per la natura quanto per l’uomo stesso.
Il secondo pericolo è quello dell’alienazione umana, resa più acuta dalla trasformazione
digitale del lavoro. “L’uomo rischia di diventare un accessorio della macchina, perdendo
ogni controllo sul processo produttivo”, afferma l’autore. Le tecnologie, se gestite secondo
logiche “estrattive”, riducono l’essere umano a mero ingranaggio, svuotando l’esperienza
del lavoro di ogni dimensione creativa, relazionale e sociale. Il lavoro, che dovrebbe
essere spazio di autorealizzazione, diventa una routine algoritmica senza volto.
La terza minaccia è rappresentata dall’ampliamento delle disuguaglianze. “La
concentrazione della conoscenza e del potere tecnologico in poche mani minaccia la
coesione sociale e il futuro stesso della democrazia”. La società globale è sempre più
divisa tra chi possiede gli strumenti per governare l’innovazione e chi ne subisce gli effetti.
Il potere si concentra in modo inedito nelle mani di pochi soggetti transnazionali, riducendo
gli spazi di partecipazione democratica e svuotando di senso le istituzioni pubbliche.

Le prospettive: verso un’economia fondata sulla conoscenza e sulla persona
Nonostante la diagnosi severa, Noonomia non si abbandona al pessimismo. Al contrario,
propone una via d’uscita fondata sulla valorizzazione della conoscenza come bene
comune e sulla costruzione di una società orientata al benessere collettivo. “La noonomia
è l’economia della consapevolezza, della cooperazione, della solidarietà”, afferma
Bodrunov.
L’economia del futuro non può più essere fondata esclusivamente sulla logica dello
scambio e della competizione, ma deve diventare uno strumento per la realizzazione delle
potenzialità umane. Questo significa ripensare il concetto stesso di lavoro, favorendo
modelli produttivi che stimolino la creatività, il senso di appartenenza, la capacità di
generare valore sociale oltre che economico. “L’uomo non è più un mezzo della
produzione, ma ne diventa il fine ultimo”.
Il modello noonomico implica anche una radicale revisione delle politiche pubbliche.
L’istruzione, la ricerca, la salute, la cultura devono diventare pilastri strategici
dell’economia, non appendici marginali. Inoltre, la sostenibilità ambientale non deve più
essere considerata un vincolo, ma un obiettivo primario, integrato nelle logiche produttive
e nei criteri di valutazione delle performance economiche.
Bodrunov insiste sulla necessità di un orizzonte internazionale. “La noonomia può nascere
solo attraverso una convergenza planetaria delle forze che credono in un’alternativa al
capitalismo”. La transizione verso una società della conoscenza deve essere coordinata
su scala globale, attraverso reti di cooperazione tra istituzioni pubbliche, università,
movimenti sociali e comunità locali. Nessun Paese può affrontare da solo questa sfida.
Serve una nuova governance mondiale della conoscenza e della tecnologia.

Conclusione
La noonomia di Sergey Bodrunov rappresenta uno dei tentativi più organici, lucidi e
visionari di dare risposta alla crisi sistemica del nostro tempo. Essa fonde rigore teorico e
prospettiva etica, analisi critica del presente e progetto concreto per il futuro. In un’epoca
segnata dalla frammentazione del sapere e dalla perdita di senso, Noonomia propone una
ricomposizione intellettuale e morale, incentrata sul primato dell’essere umano.
“Il futuro non è predeterminato: è una scelta. E se vogliamo costruire una civiltà più
umana, dobbiamo iniziare oggi a pensare e agire diversamente”. In un mondo dove i
vecchi modelli mostrano le loro crepe, la noonomia si configura come un nuovo inizio:
un’economia per l’uomo, non contro l’uomo; per la conoscenza, non per l’accumulazione;
per la vita, non per il profitto. La sfida è immensa, ma altrettanto lo è l’opportunità che
abbiamo di fronte.

Foto di Valerio De Rose